NEL 2019 SONO STATI 908 GLI INTERVENTI DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO, IN CALO DEL 4.32%

NEL 2019 SONO STATI 908 GLI INTERVENTI DEL SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO, IN CALO DEL 4.32%

L’attività operativa svolta nel corso del 2019 dagli organici del Soccorso alpino e speleologico Veneto in stretta sinergia con le Centrali Operative del Suem 118 della Regione del Veneto di Pieve di Cadore, Padova, Treviso, Verona e Vicenza si è attestata a 908 interventi, valore in leggera diminuzione rispetto al 2018, pari a -4,32%.

“Il lieve calo degli interventi, rapportati ai dati relativi al 2018, in parte è sicuramente il frutto della costante informazione fatta in questi ultimi anni dal Soccorso alpino e speleologico Veneto tramite comunicati, sito e social network, indirizzata prevalentemente agli escursionisti, che nella nostra statistica hanno un’incidenza del 51.10% nel totale di tutti gli interventi effettuati. Informazione focalizzata sulle corrette abitudine del come organizzare e programmare un’escursione in sicurezza, tenendosi informati sulle condizioni meteo, sulla lunghezza e la difficoltà del percorso da affrontare, in relazione anche alla propria preparazione e condizione fisica, la cartografia sino ai consigli di cosa riporre nello zaino. Va evidenziato poi lo sforzo profuso dalle Scuole tecniche del Sasv, dal direttivo, dalle 25 Stazioni di Soccorso alpino e dalle 3 di Soccorso speleologico per quanto concerne la formazione, settore primario del Sasv a cui in questi anni si sono stanziate imponenti risorse economiche, atte a garantire il raggiungimento di elevati livelli tecnici. A questo va aggiunto l’impegno di ogni singolo volontario, a cui va il mio particolare ringraziamento: nel 2019 il Soccorso alpino e speleologico Veneto ha organizzato ben 1.778 eventi di attività formativa-addestrativa con la partecipazione del considerevole numero di 13.648 volontari. Ringrazio in particolare le centrali del Suem, con cui collaboriamo quotidianamente, la Protezione civile della Regione Veneto e l’Assessorato alla sanità di cui siamo diventati punto di riferimento. Inoltre, un ringraziamento particolare va fatto a tutti i volontari, che in questi giorni di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 stanno collaborando con la Protezione civile nella consegna nelle zone disagiate di viveri e medicinali” è la riflessione del presidente del Soccorso alpino e speleologico Veneto, Rodolfo Selenati, alla presentazione dei dati relativi all’attività del 2019.

Numeri delle missioni

Per le tre Delegazioni, II Dolomiti Bellunesi (con le Stazioni che coprono i territori di Belluno e Treviso), XI Prealpi Venete (per Padova, Verona e Vicenza) e VI Speleologica, gli interventi a carattere sanitario sono stati 876, 21 gli interventi di Protezione civile, dato pressoché dimezzato rispetto al 2018, quando l’uragano Vaia ha colpito il Veneto ed il Trentino Alto Adige, mettendo a dura prova l’intera popolazione e il territorio. Nel 2019 si sono registrati 77 eventi di ricerca, riguardanti 93 persone, dato leggermente inferiore rispetto al 2018, ma che continua a testimoniare purtroppo la scarsa preparazione e consapevolezza degli escursionisti nell’affrontare l’ambiente. Le persone soccorse sono state 1007, che rappresentano il numero più elevato dell’ultimo decennio, con un aumento percentuale di +1.61% rispetto all’anno 2018 e il +18.47 % se confrontato con il 2017

Interventi elicottero e squadre a terra

La percentuale di intervento del mezzo aereo è ormai costante, con il 40% circa, e dipende sia dall’orario giornaliero in cui avviene la chiamata sia, ovviamente, dalle condizioni atmosferiche. Ricordiamo che nelle tre basi di elisoccorso di Pieve di Cadore, Treviso e Verona, quotidianamente turna con l’equipaggio un tecnico del Soccorso alpino e a Pieve di Cadore sono presenti un tecnico di Centrale operativa, nei periodi di maggiore allerta, e un’unità cinofila da valanga, nella stagione invernale. Occorre tener presente che l’impiego dell’elicottero non può comunque prescindere dalla presenza delle squadre a terra, sia per risolvere tutti gli interventi dove il mezzo non può intervenire, mediamente circa il 60%, sia perché le squadre a terra vengono movimentate anche in caso di intervento aereo per il quale rappresentano l’insostituibile riferimento a terra per ogni problema legato all’individuazione del luogo, degli ostacoli alla navigazione aerea, in supporto alle operazioni e all’eventuale recupero dei compagni di escursione.

Persone tratte in salvo

Rispetto alle 1007 persone soccorse, Il 41.8% circa degli interventi riguarda illesi, ovvero 429, mentre 530 sono stati i feriti. Purtroppo risultano ancora 2 dispersi e i decessi sono stati 44, molti meno rispetto ai 62 del 2018. Riguardo alla nazionalità 782 erano italiani, 210 stranieri.

Attività svolte al momento della chiamata

Rispetto alle attività coinvolte l’escursionismo si conferma come la disciplina più coinvolta nei soccorsi con un 50.10%, ovviamente il dato è influenzato dal fatto che l’escursionismo è anche l’attività più diffusa, dove si annidano anche i comportamenti più a rischio; infatti buona parte degli interventi è richiesta per motivi dovuti all’incapacità, alla perdita di orientamento, ai ritardi o allo sfinimento; che testimonia,  che la prevenzione e la diffusione di buone pratiche di approccio alla montagna, rappresentino una importantissima e fondamentale opportunità per far diminuire considerevolmente la propensione anche inconsapevole ad esporsi a dei rischi a volte fatali. Seguono gli incidenti con gli sci, 8%, legati all’alpinismo 7.10% e alle ferrate 5.30%, in aumento. Lo scialpinismo riguarda il 2% degli interventi.

Cause all’origine dell’intervento

Mancata preparazione fisica e psicofisica, perdita dell’orientamento, incapacità e ritardo riguardano il 32.50% degli interventi, rispetto al 29% del 2018. Cadute e scivolate coprono invece il 36.70%, 8.50% i malori.

Impegno dei volontari

Particolare  evidenza merita l’impegno, anche in termini di tempo, che ogni soccorritore dedica alla struttura; nel 2019 le varie attività del Soccorso hanno impiegato circa 127.910 ore/uomo, delle quali circa il 14% destinato alle operazioni di soccorso ed il restante 86% oltre che alla gestione delle stazioni, soprattutto alla formazione personale e di squadra,  mettendo così in luce un particolare di estrema importanza per l’efficacia e il successo degli interventi ovvero che, per ogni momento dedicato al singolo intervento, ne vengono impegnati altri tre in termini di addestramento, preparazione/formazione.

Formazione

La formazione rappresenta la parte più qualificante della nostra attività poiché è l’aspetto determinante per la sicurezza dei soccorritori stessi e delle persone soccorse. I dati sono anche nel 2019 estremamente significativi; al di là del retraining triennale obbligatorio per ogni soccorritore, sono stati eseguiti complessivamente 1.778 eventi formativi, con una presenza di complessivi 13.643 volontari ed una presenza media di 7,67 volontari per evento eseguito.

Prevenzione

La prevenzioni assume un rilievo fondamentale e in questo senso il Soccorso alpino e speleologico nel 2019 si è speso per diffondere la cultura della montagna, promuovendo eventi diversificati tra dimostrazioni e appuntamenti fieristici, come lezioni e occasioni divulgative nelle scuole, emettendo 532 comunicati stampa e aggiornando costantemente il sito internet istituzionale. Sono state implementate quasi quotidianamente le pagine Facebook istituzionali del Soccorso Alpino e Speleologico Veneto e Soccorso Alpino Dolomiti Bellunesi rivolte a quasi 58.400 utenti, che costantemente interagiscono con i nostri post, relativi ad attività operativa, informazioni sulla frequentazione della montagna in sicurezza, avvisi meteo e nivologici, consigli per affrontare in sicurezza ogni periodo dell’anno. Aperto anche un profilo Instagram. Infine è in fase di realizzazione un progetto di prevenzione mirato agli istituti di diverso ordine e grado, che verrà presentato all’inizio del prossimo anno scolastico.

Assicurazioni individuali e soci Cai

Occorre sottolineare come il 93,6 % delle persone soccorse non sia iscritto al Cai e/o non disponga di una propria assicurazione, a sottolineare che, nonostante gli oneri addebitati dalle varie regioni, sia molto diffusa da questa parte del versante alpino questo atteggiamento di non tutela e come occorra intensificare le iniziative di sensibilizzazione e informazione sull’argomento, a tale proposito ne è un esempio il lieve aumento degli utenti che erano provvisti di assicurazione alternative tipo Dolomiti Emergency, che si attestano al 2.10%.

Alex Barattin II Delegazione Dolomiti Bellunesi

“Anche nel 2019 la nostra struttura è stata messa alla prova per il numero di interventi, considerando anche il fatto logistico che nei primi sei mesi dell’anno abbiamo convissuto con un territorio post Vaia, con ditte, amministrazioni pubbliche, volontari che hanno messo a disposizione tempo e risorse nella sistemazione e riparazione delle vallate, dei rifugi ,della rete sentieristica – ricorda il delegato Alex Barattin – in quei mesi la montagna ha visto solo la presenza di molti operatori e di alcuni escursionisti ‘curiosi’, che hanno originato recuperi inusuali nel territorio deturpato, in mezzo agli schianti. Gli interventi si sono concentrati nella seconda metà del 2019 e tra tutti dobbiamo segnalare la grande percentuale, oltre il 30%, di chiamate dovute alla mancata preparazione dei frequentatori della montagna, ambiente aspro e severo che non va affrontato in modo superficiale, ma con la consapevolezza che le gite vanno tarate sulla preparazione di ogni partecipante. Con Cai e Guide alpine, la Casa comune, continuiamo a puntare sulla prevenzione, impegnandoci in informazione e formazione, anche per esporre i soccorritori a minori rischi. Rischi che in montagna non sono mai eliminabili. In questa direzione ci stiamo ad esempio muovendo con i nostri partner delle aree di confine, Bergrettung di Alto Adige e Austria, Cnsas del Trentino-Alto Adige, per uno scambio continuo di informazioni e pratiche mirate al miglioramento degli interventi e all’utilizzo delle nuove tecnologie. Un pensiero non può non andare a chi ha pianto i suoi cari mancati lo scorso anno e a tutte le famiglie che hanno subito un lutto in questo periodo. A tutti loro va il nostro abbraccio virtuale”.

Alberto Barbirato XI Delegazione Prealpi Venete

“Nella zona della Prealpi Venete il numero di interventi nel 2019 è stato in linea con quelli dell’anno precedente (13 interventi in meno). Il dato importante da rilevare è un importante incremento dei soccorsi rivolti a escursionisti rispetto all’anno precedente, questo dovuto sicuramente alla difficile condizione di alcuni percorsi a seguito della tempesta Vaia ma anche molto spesso alla mancanza di preparazione, mancanza di attrezzatura adeguata e inesperienza. Molto il Soccorso Alpino ha investito nella prevenzione, ma purtroppo risultati marcati tardano ancora ad arrivare – è la lettura del delegato Alberto Barbirato – in questa prima parte del 2020 il numero di interventi di soccorso in ambiente montano, ostile e impervio è molto ridotto a causa della situazione sanitaria in atto, il Cnsas è comunque impegnato costantemente a disposizione della Protezione civile, anche nella zona della Prealpi Venete, nel supporto alle popolazioni che si trovano in aree difficilmente raggiungibili per la distribuzione di generi di prima necessità, medicinali e dispositivi sanitari di protezione”.

Giovanni Ferrarese, VI Delegazione speleologica

“L’attività della 6^ delegazione speleologica durante l’anno 2019 è stata come sempre intensa. Gli addestramenti sono stati finalizzati a testare l’operatività della delegazione in scenari complessi, in stretta collaborazione con le Delegazioni speleologiche delle regioni vicine (Lombardia e Friuli

Venezia Giulia), mettendo in pratica gli schemi operativi e le nuove tecniche di recupero che in questi ultimi anni si stanno sviluppando. Alle tre esercitazioni di più giorni in grotte profonde hanno partecipato anche tecnici provenienti dai soccorsi speleologici Sloveno e Rumeno. L’attività formativa curata dalla Scuola interregionale per tecnici di Soccorso speleologico è stata particolarmente proficua e ha permesso di verificare, formare i nuovi tecnici e provvedere ai mantenimenti previsti per le qualifiche già in essere. Tutta l’attività è stata incentrata su una didattica sempre più partecipata ed interattiva con lo scopo di elevare il livello tecnico di tutti i componenti della Delegazione e di rendere più efficaci gli eventi formativi proposti. I tecnici della delegazione hanno partecipato inoltre a numerosi eventi addestrativi e formativi a carattere nazionale – sottolinea il delegato Giovanni Ferrarese –  per quanto riguarda gli interventi prettamente speleologici particolarmente impegnativo è stato quello che ha visto operativi più di 40 soccorritori della Delegazione, assieme al personale delle Stazioni alpine e dei Vigili del fuoco, nel recupero di un gruppo di speleologi bloccati oltre un sifone nella grotta denominata ‘Bus del Diaol’ nei presi di Arco (TN): uno scenario estremamente complesso in cui è stato necessario
utilizzare tecniche e materiali inusuali, ma che ha dimostrato ancora una volta l’operatività e la versatilità dei tecnici del Cnsas. Altri interventi minori hanno impiegato i tecnici della delegazione in alcune grotte delle nostra regione. I tecnici specialisti (sanitari, disostruttori e speleosubacquei) sono
stati impegnati, anche nell’anno appena trascorso, in interventi particolarmente complessi in altre regioni d’Italia a supporto delle Delegazioni locali del Cnsas. I tecnici delle stazioni speleologiche hanno inoltre collaborato con le Stazioni alpine in vari interventi di ricerca persona”.

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